La professione di counselor è una di quelle che rientrano nell'ambito delle professioni non regolamentate espressamente dalla legge, e che quindi, come tali, possono essere praticate senza titoli, autorizzazioni o abilitazioni, purchè nel rispetto della normativa vigente (come noto, essa é stata ufficialmente giudicata attività di competenza psicologica dal  Ministero dello Sviluppo economico che ha valutato le caratteristiche del counseling psicologico tradizionale).

Il nostro Counseling Psicobiologico ha come fondamento la psicobiologia del comportamento umano, branca scientifica complessa, la padronanza dei cui principi richiede uno studio su testi e manuali di livello universitario, e non la semplice frequenza a qualche weekend di lezioni in aula 

Il counseling tradizionale ha come unico fondamento la Psicologia clinica, ossia lo studio e l'applicazione clinica della psicodiagnosi e  della psicoterapia. Tant'è vero che la maggior parte delle scuole si ispirano espressamente agli indirizzi delle Scuole di psicoterapia (junghiano, sistemico-relazionale, gestaltico, ecc) e quello che insegnano è la gestione di problemi e disturbi psicologici e del disagio psichico, come ha confermato il Ministero. Quindi, a differenza del counseling Psicobiologico, rivolto alla promozione del benessere, non è una professione autonoma, ma solo una modalità di approccio alla terapia psicologica riservata agli psicologi.

Questo è il motivo per cui, non esistendo tale regolamentazione per l'attività di counselor, i counselor esistono e praticano da decenni e, sempre da decenni, in assenza di regolamentazione, quasi tutte le scuole di counseling insegnano a praticare questa attività senza sapere che cosa sia il counseling, e limitandosi a fornire una sintesi di concetti e tecniche psicologiche e di comunicazione, insieme a qualche edificante aforisma New Age.

Diventare Counselor ed esercitare professionalmente, quindi, è possibile, e gli sbocchi lavorativi esistono, come per qualunque libera professione, ma non dipendono dal fatto di aver frequentato una serie di lezioni di gruppo in aula. Quindi, non fatevi prendere in giro dai venditori di diplomi di Counseling: questi sbocchi sono pochissimi e richiedono qualità fuori del comune, enorme competenza, capacità empatica straordinaria, volontà di studiare e di aggiornarsi per tutta la vita, una cultura generale di livello superiore, ferma determinazione, una certa disponibilità economica che consenta di sopravvivere fino a che non ci si sia costruita una certa clientela, se mai sarà sufficiente.

 Ci sembra molto azzardato, e ingannevole, prospettare sbocchi concreti all'interno di istituzioni pubbliche, come università e ospedali, nelle quali i pochissimi counselor che operano sono in realtà psicologi regolarmente abilitati.

L'unico, vero, serio sbocco lavorativo è infatti, come si diceva, quello della libera professione, con tutte le difficoltà che derivano, tra l'altro, dal difficile momento economico contingente e dal fatto che il counselor lavora in diretta concorrenza con una massa sterminata di psicologi, i quali, però, godono di una visibilità, di una popolarità e di un riconoscimento legislativo che i counselor non hanno.

Se un nostro potenziale allievo ci chiede quali siano gli sbocchi lavorativi della professione, siamo costretti a comunicargli, con la massima gentilezza, che chi pone questa domanda molto difficilmente potrà diventare counselor, perchè questa non è una attività che potrà mai affidarsi al supporto fornito da un qualche riconoscimento statale e da una  regolamentazione legislativa. Quest'ultima, se ci sarà,   riguarderà verosimilmente solo gli psicologi, che potranno praticare il counseling a seguito della frequenza a una scuola di specializzazione universitaria in counseling riservata agli psicologi.

Chiedere a una Scuola di Counseling quali siano gli sbocchi lavorativi post diploma è un pò come chiedere al preside di una scuola di Arte Drammatica quali sbocchi lavorativi ci siano per recitare a Hollywood, o a una accademia di Belle Arti quante possibilità ci sono di diventare un pittore famoso a livello internazionale, o a una Scuola di nuoto se, dopo il brevetto, è possibile entrare a far parte della squadra nazionale olimpionica.

Tempo fa abbiamo avuto occasione di assistere alla conferenza di presentazione di una Scuola di Counseling filosofico, il cui Presidente era, chissà perchè, non un filosofo, ma un medico psichiatra (come tale, di formazione rigorosamente allopatica). Oltre a prospettare la possibilità di accesso all'Albo dei counselor filosofici, senza specificare che si tratta di albo privato, privo di qualunque valore legale e rappresentativo, uno dei motivi addotti dai presentatori-docenti della Scuola che avrebbero dovuto indurre i potenziali allievi a iscriversi a un corso costosissimo con frequenza triennale, erano gli sbocchi lavorativi: tanti, a dir loro, e specialmente quelli offerti dai consigli di amministrazione delle grandi aziende multinazionali, attente alla qualità della vita, non solo professionale, dei loro dirigenti.

Quanto questo dato sia credibile, quanto supportato da dati concreti, e quanto invece si tratti di un ingenuo, al limite del ridicolo, espediente per millantare sbocchi lavorativi praticamente inesistenti, lasciamo valutare all'intelligenza del lettore.

Il nostro suggerimento è quello di diffidare di quelle scuole di Counseling che prospettano con disinvoltura e leggerezza generici sbocchi lavorativi. Anzi, sarebbe opportuno chiedere a queste scuole quale sia la percentuale di loro diplomati che praticano attualmente la professione (non da dilettanti, ma in regola con la normativa fiscale, e che non siano psicologi o psicoterapeuti).

Noi insegniamo il counseling Psicobiologico, cioè un modo autonomo, rispetto a quello di orientamento psicologico patogenetico, di vivere la vita, basato su teoria e metodi autonomi, frutto dell'elaborazione di differenti scienze dell'uomo, quali la psicobiologia, la medicina, la biologia, la sociologia, la filosofia, l'antropologia, persino la fisica moderna, e centrato sulla ricerca della qualità della vita, non della risoluzione di problemi psichici. 

Le nostre Scuole aiutano a cambiare e a esprimere ciò che veramente si è. Che cosa poi l'allievo faccia di questa conoscenza, di questa consapevolezza e delle competenze acquisite, cessa di essere nostro compito: se un Counselor deve appoggiarsi a concorsi pubblici o a strade predisposte appositamente per esso, al fine di trovare il suo sbocco lavorativo, non è un counselor, nello spirito, ma un aspirante impiegato statale (con tutto il rispetto per la categoria).