Questa mattina l'aria è fresca, frizzante, siamo ad ottobre ormai, i primi di ottobre.
Appena apro la porta di casa una folata di vento montano misto a lieve pioggia mi sorprende dandomi il buongiorno.
Infreddolita, ancora in pigiama, abbraccio e saluto mio figlio e mio marito che partono per recarsi a scuola e al lavoro; li guardo mentre scendono lentamente a piedi sul sentiero che si snoda lungo il pendio.
Dopo gli ultimi saluti e raccomandazioni, scemato l'eco del " ciao mamma !" di Samuele giunto alla fine della discesa...il silenzio.
Rimango immobile e mi domando : " Qual'è il suono del silenzio?"


Avverto un remoto, lontano, indescrivibile ronzio, ma non è corretto definirlo cosi' perchè la parola " ronzio" ha un che di negativo, mi fa pensare a qualcosa di spiacevole, fastidioso.
No, il silenzio è diverso.
Il silenzio ha un suono cosi' amabile e soave che inebria come il canto delle sirene, se lo odi anche una sola volta non ne puoi piu' fare a meno, ti attira, ti avvolge e ti ammalia...ne sei rapito.
Molti non sopportano il silenzio, dicono che gli mette ansia ed io penso che queste persone temano solo di udire,svaniti i rumori esterni, la loro voce interiore, la loro essenza con cui fanno fatica ad entrare in contatto.
Tutto intorno a me tutta questa natura così incontaminata, prorompente, indomita regna incontrastata ed il suo canto è...un silenzio perfetto.
Rimango ferma, le braccia lungo i fianchi, i piedi infilati nelle ciabatte di plastica fredde e bagnate, guardo e ascolto quest'armonia impeccabile e temo che anche un mio lieve movimento possa turbare il perfetto equilibrio di cui anch'io ora faccio parte.
Una pioggia che si fa sempre piu' insistente mi distoglie bruscamente da queste sensazioni e mi convince a rientrare in casa.
Mi preparo una tisana bollente, mi vesto rapidamente mettendomi addosso le prime cose che trovo, non mi lavo, non ne ho voglia e, dopo aver sbrigato qualche faccenda domestica, mi infilo gli scarponi ed esco.
Ecco che si fa ogni secondo piu' impellente quel prepotente, forte ed irresistibile richiamo...devo andare!
M' incammino a passo veloce scendendo dal sentiero, imbocco la sterrata e salgo fino all'ultimo alpeggio dove una coppia di anziani pastori d'estate soggiorna con trenta capre, due mucche ed un cane; adesso l'alpeggio è disabitato, inizia a fare freddo e le bestie sono state condotte in paese.
Imbocco la stretta via che porta nel bosco, attraverso il piccolo fiume saltando da un sasso all'altro in modo deciso perchè se indugiassi potrei scivolare in acqua.
Subito dopo il fiume m'imbatto in fitti cespugli d'ortica, mi riprometto di coglierne un po' alla prossima occasione.
Il corpo è ormai caldo, la salita fatta sino ad ora ha accellerato il battito cardiaco e sento il pulsare ritmico del sangue, lo sento nelle tempie, lo avverto nelle orecchie, nelle braccia, ho voglia di aumentare il passo e cosi' inizio a salire piu' decisa addentrandomi in questa faggeta magica, in questa dimensione fuori dal tempo o che forse comprende ogni tempo.
Mi muovo senza affanno, senz'ansia, ma velocemente percependo chiaramente di  non essere un ospite, bensi' di appartenere a tutto quello che mi circonda.
Il bosco mostra tutti i colori immaginabili ed inimmaginabili, dove volgi lo sguardo ci sono rossi d'ogni gradazione, verdi i piu' disparati, gialli, ocra, terre d'ogni tipo, non esistono limiti alle tinte della natura e, mentre l'occhio cerca di memorizzare ogni particolare per non dimenticare, avido di tanta bellezza, io mi sento come una comparsa all'interno di un'immenso quadro nel quale ogni elemento è vivo pur nella sua apparente immobilita'.
Amo salire, fare fatica, sentire il fiato corto, il sudore che imperla la fronte, aggrapparmi ai rami per sostenermi, percepire che i sensi sono completamente all'erta, vigili, pronti ad affrontare ogni imprevisto...Sono VIVA!
Mentre salgo appendo alcuni indumenti di troppo ai rami delle piante che incontro, lo faccio per sentirmi piu' libera, piu' leggera ed insieme ai vestiti " appendo" ai servizievoli faggi anche ogni pensiero, ogni chiacchierio interiore, ogni rimuginio e piu' abbandono l'Io razionale, piu' gli orizzonti si allargano, gli occhi contemplano l'immensa bellezza che mi circonda e, dimentica di tutto, IMPARO A VEDERE!
In questo bosco ci sono faggi secolari, enormi, dai tronchi possenti, lisci, di un grigio perlaceo, forti ed eretti come pachidermi preistorici che il tempo non osa scalfire; con le mani li accarezzo, ne sento il calore, la vita che pulsa al loro interno.
Spio di sottecchi l'abbraccio tenero di tronco con tronco ed i baci appassionati di faggi innamorati; con gli occhi scolpiti nel legno mi osservano e noncuranti continuano l'idillio senza fine.
Quello che mi pervade completamente è il caldo abbraccio della pura natura che al mio estremo rispetto risponde regalandomi energia vitale,
Esempio di famiglia solida ed unita che nessuna intemperie riesce a far vacillare, le ceppaie giovani ed in erba si preparano ad imitare per la vita i nobili adulti che a loro sussurrano.
E lasciando la mente libera di seguire queste riflessioni fantastiche e spontanee, continuo il ritmico cammino che mi conduce gradatamente fuori dal bosco sino ad una radura ricca d'erba alta e rovi carichi di more mature.
Mi fermo,
Alzo lo sguardo.
Non ci sono parole,
Cio' che ho il privilegio di ammirare mi lascia senza fiato.
Vedo montagne a perdita d'occhio, vedo le prime pennellate autunnali che tingono di sfumature giallo, arancio, ocra, rosso le svettanti cime degli alberi.
Silenzio!
Ancora silenzio...Bisogna tacere e contemplare affinchè la poesia dormiente e sepolta nel cuore possa tornare ad urlare.
Guardo ed ancora guardo, mai sazia...Tutto questo è per me! per me che non temo di stare qui sola, in mezzo a cio' che molti definiscono " il nulla" e che invece per me, ogni giorno che passa, rappresenta sempre di piu' " il tutto"!


Otto anni fa io e mio marito Stefano abbiamo deciso di trovare un posto isolato, non antropizzato, lontano dai servizi, dalle comodita', dagli altri uomini, per vivere in piena serenita' e pace tutti e tre: io, lui e Samuele che ancora era nel pancione.
Dopo varie ricerche ci siamo regalati per le nostre nozze questo pezzo di bosco con rudere annesso e, da quel giorno, è iniziata "l'avventura".
Questi ultimi otto anni sono stati durissimi, pieni di difficoltà, disguidi di ogni tipo, imprevisti continui, ma nessuno di noi ha mai vacillato, in primis mio marito che, nonostante tutti i difetti, è sicuramente un uomo fuori dall'ordinario.
Trovandosi questa casa in un luogo disabitato, non è fornita dei servizi abituali quali acqua, luce e gas, ma, grazie al fiume, ad una sorgente ripristinata e al sole, viviamo in essa con ogni comfort pur adottando qualche accorgimento necessario.
Il senso di questa scelta non è quello di vivere come eremiti irriducibili che fanno sacrifici disumani per resistere; noi vogliamo cercare di vivere in armonia con la natura, prendendo da essa solo cio' che ci abbisogna senza depredarla e soprattutto vogliamo dimostrare concretamente a nostro figlio che una mutua e pacifica convivenza con il pianeta è possibile, è ancora auspicabile.
D'inverno razioniamo l'acqua cercando di  non sprecarla, quando c'è il sole si usano alcuni elettrodomestici, altrimenti s'impara a farne a meno; dal bosco, con fatica, prendiamo la legna che serve per la stufa e ci scaldiamo.
Gli avanzi di cibo li diamo alle volpi e alle faine, anche perchè speriamo che d'inverno questi animali affamati non decidano di "sgranocchiare" i fili dei pannelli solari o, peggio, quelli delle auto.
 La maggior parte delle persone , oltre a criticarci, non comprende il significato di fondo della nostra scelta.
Per noi vivere in mezzo ad un lembo di natura ancora incontaminata è un VALORE, non una pazzia da "figli dei fiori"; spegnere le luci di sera e trovarsi nel buio piu' totale con un lenzuolo di stelle immacolato sopra la testa, per noi è un VALORE ; permettere che nostro figlio cresca libero, avventuroso, curioso ed anche un po' spericolato, per noi è un VALORE!
" Illuminarmi d'immenso" ogni mattina, quando, svegliandomi, guardo fuori dalla finestra, per me è un VALORE irrinunciabile!
Gli amici, i conoscenti ed i parenti che sono venuti a trovarci hanno detto quasi tutti le stesse cose: "bellissimo posto...bellissima casa..MA..il bambino cosi' isolato crescera' come un disadattato sociale...e tu, Sara, non hai paura a stare qui da sola!?"
Samuele va a scuola con tutti gli altri bambini, frequenta la terza elementare "senza zaino", è iscritto alla locale squadra di calcio e d'inverno pratica sci di fondo, sci da discesa ed insieme si fanno gite di sci alpinismo  nonchè arrampicate in falesia.
.Samuele è un bambino socievole e molto intelligente che, oltre ad "agitarsi" insieme ai suoi coetanei, ama fare passeggiate nei boschi da solo in cerca di funghi (è ormai un esperto "fungiat"); non lo vedo cosi' diverso dagli altri, se non per il fatto che trascorre piu' tempo, rispetto alla media, a spaccare legna,pascolare le pecore del pastore rumeno, lanciarsi in pericolose discese in mountain bike attraverso prati e sterrati o "pucciarsi" nelle pozze gelate del fiume piuttosto che giocare ai video giochi o trascorrere ore davanti alla TV.
Se tutto cio' rappresenta un pericolo per il suo futuro adattamento sociale...ok..ho deciso: "RISCHIO"!
In quanto al fatto di avere paura a vivere così lontana da tutti, mi sento di affermare che qui sono al sicuro, completamente al sicuro, almeno dal mio punto di vista,
Cio' che mi terrorizza non è il silenzio, non è la solitudine (che peraltro ho sempre ricercato), non è il buio, non è il fruscio sommesso della vipera che striscia tra le foglie, non è il temporale con i suoi fulmini minacciosi, non è il potente vento che piega le betulle pioniere, non è lo stridore improvviso che emettono le faine litigiose durante la notte, non è l'impronta del lupo che l'inverno scorso è venuto a calpestare la neve intorno alla casa...cio' che veramente mi terrorizza sono i discorsi vuoti, ignoranti e martellanti di persone vuote, ignoranti e martellanti.
Detesto, sopra ogni cosa, l'intrattenermi con gente superficiale che non trasmette nulla di interessante, di nuovo e soprattutto niente di profondo.
Quel che piu' mi atterrisce è lo sproloquio vano e inutile che si produce inevitabilmente  intrattenendo rapporti privi di spessore.
Altro punto considerato " dolente"  della nostra scelta è il fatto che d'inverno si deve fare un po' di strada a piedi nella neve per raggiungere i mezzi parcheggiati giu' in paese.
Avete mai provato a” ciaspolare” o girovagare con sci e pelli di foca per lande desolate  su neve fresca ed inviolata!?
Se non l'avete ancora fatto provate perchè oltre ad essere immensamente divertente, vi dara' la sensazione di camminare su una sofficissima nuvola!
..E a scendere a "raspa" da un pendio di neve vergine avete mai provato!?
Uno spasso vero e proprio..
Vivere qui non è facile, bisogna affrontare sicuramente piu' difficolta' rispetto al fatto di vivere in un luogo abitato; la fatica è quotidiana, gli imprevisti sono  sempre dietro l'angolo, ma tutto cio' è stimolante, impone un adattamento continuo, nonchè una visione un po' fatalista della vita secondo cui ogni cosa non deve essere necessariamente programmabile e certa, dove ogni giorno puo' sorprenderti.
Ho la netta impressione che molte persone, perso l'abituale e continuativo contatto con  la natura stanno dimenticando sé stesse, da dove vengono, di cosa sono realmente fatte, qual'è la meta verso cui sono dirette; esse si sono rinchiuse sempre piu' nelle loro paure restringendo anche fisicamente il loro campo d'azione nell'illusione di preservarsi dai pericoli inevitabili del mondo e cosi' facendo muoiono lentamente..
I corpi si deformano mollicci sui divani e davanti al computer, le menti inaridiscono incapaci di creare, i dialoghi si fanno tetri, privi di spessore, di passione, i rapporti inacidiscono, generano solo violenza.
Quando  mio figlio aveva due mesi, ho avuto un breve , intenso e molto istruttivo colloquio con un'altra femmina: lei guardava mio figlio disteso addormentato sull'erba dopo che l'avevo allattato; lei era a due metri da noi.
Guardava lui con insistenza.
Io guardavo lei e tacevo.
Lei mi guardava fisso...poi tornava a guardare Samuele.
In ultimo gli occhi negli occhi le ho detto dolcemente:” ...Non farlo”..
Se n'è andata.
Era una volpe.

Sara Cantu'