Si consideri come la  natura in tutte le sue forme e manifestazioni, dagli alimenti, alla flora e alla fauna, dai minerali alle energie fisiche, dagli oceani alle stelle del firmamento è interpretata dalle persone più deboli psicologicamente per una sua unica, fondamentale proprietà, ossia la possibilità di utilizzarla come farmaco, cura o rimedio che dir si voglia, per alleviare le proprie sofferenze.
I seguaci delle medicine alternative, in particolare, al di là dei loro proclami di facciata di amore per la natura, non sono per nulla interessati al rapporto amorevole e disinteressato con essa, ossia a fruire del puro piacere e benessere che procura fisicamente, mentalmente e spiritualmente, sentirsi parte della natura: per verificarlo, basta chiedere a queste persone quante volte e per quanto tempo vanno a passeggiare in ambienti naturali (non per fare un pic-nic o prendere il sole su una spiaggia, ma per godere dell’immersione nella natura, possibilmente da sole).
Per le persone psicologicamente deboli (esserlo non è forse una colpa, ma non è certo un merito o motivo di orgoglio), tutto ciò che le circonda o è una minaccia, o è una opportunità di guarigione:

  • gli alberi non sono alberi, ma gli strumenti con cui praticare la dendroterapia (banalmente: abbracciarli per attingere alla loro energia terapeutica);
  • i fiori non sono tutti splendidi prodotti dell’evoluzione naturale,  e gli unici che prendono in considerazione sono quelli strappati al loro ambiente per essere trasformati in rimedi floreali e vibrazionali contro la solitudine e il disagio esistenziale;
  • il cristallo di rocca che si può trovare tra le rocce in alta montagna non è una formazione minerale dalla trasparenza sorprendente, rappresentazione della straordinaria forza della natura e del fatto che esso si trova lì da prima che gli esseri umani popolassero il pianeta, ma un rimedio da appoggiare sulla fronte per acquisire maggiore chiarezza mentale;
  • tutto ciò che è privo di tossicità ed è commestibile non è tanto cibo del quale godere con tutti i sensi, ma prima di tutto una sostanza nutraceutica, ossia utile per prevenire o combattere patologie grazie ai suoi principi attivi;
  • il silenzio dei luoghi selvaggi che dovrebbe indurre alla contemplazione e alla riflessione spirituale è soltanto il luogo dove piazzare un tappetino e praticare meditazione allo scopo di eliminare lo stress;
  • fare lunghe passeggiate in luoghi naturali e solitari o è un rischio da evitare, o è una impresa che richiede un allenamento cui queste persone non intendono sottoporsi perché costa fatica, o è una modalità di fare esercizio fisico perché prescritto dal medico: mai che sia concepito come piacere e fonte di benessere e di crescita spirituale;
  • il colore del cielo al tramonto non è una gioia per gli occhi e per lo spirito, ma una particolare vibrazione energetica che può curare certe patologie;
  • persino l’acqua di mare è un decongestionante nasale naturale mentre quella dolce è un rimedio depurativo o persino terapeutico, se raccolta in luoghi sacri alla tradizione cattolica (ma quelli che se lo possono permettere viaggiano fino in India per immergersi nel Gange, perché lì l’energia terapeutica è ancora più efficace).
  • Il cielo stellato non è fonte di contemplazione e di riflessioni filosofiche e spirituali sul significato della vita e dell’universo, ma è solo la mappa su cui individuare le costellazioni corrispondenti ai propri segni astrologici e inventare l’oroscopo della settimana.
  • Persino ciò che non esiste, come la meravigliosa invenzione umana dell’esistenza degli angeli, viene sfruttato per ricavarne vantaggi e benefici terapeutici: basta invocare l’angelo giusto con le formule disponibili sul web, e la creatura divina si metterà a nostra disposizione per realizzare i nostri desideri.
    Non è questa la naturopatia che insegniamo, ma è quella che viene insegnata abitualmente. Ci auguriamo che sempre più persone comprendano la differenza.