Tutto è iniziato in un momento non ben definito.
So che era il 2016, un anno che ricorderò per sempre come uno dei peggiori della mia vita.
Senza andare sul tragico, senza eventi sconvolgenti per l’umanità, ma ero completamente a pezzi.
Una figlia di tre anni, due lutti pesanti in famiglia, un aborto spontaneo e un disastro apocalittico nella vita di relazione con mio marito.
E quando hai una bambina, un mutuo di vent’anni, le bollette e le responsabilità familiari, decidere di cambiare vita non è la cosa più facile di questo mondo. Non puoi lasciare il lavoro e rintanarti in un alpeggio, non puoi decidere di prenderti un anno sabbatico per riflettere sull’umanità, semplicemente non puoi.
Poi sono iniziati i problemi di salute, ecchimosi spontanee su tutto il corpo, nere,blu, viola, problemi di digestione, insonnia, attacchi di panico. Come in una mazzurca inziai a danzare tra specialisti, medici generici, luminari della scienza e...nulla. Il nulla più assoluto. Niente di niente, non avevo un solo problema.
Ogni mese mi trovavo seduta ad una scrivania a sentirmi dire che non avevo niente, e che magari potevamo tentare con un altro esame, un prelievo arterioso, un prelievo di midollo, un esame per le intolleranze, un sonnifero o degli ansiolitici, una visita da un altro specialista. Nessuno mi ascoltava, mi sentivano ronzare qualcosa, ma nessuno alzava la testa dalle scartoffie. Nel frattempo, la spesa, le bollette, la bambina, la riunione, il progetto, il marito, qualche paturnia familiare.
Poi quello che è successo è stato esattamente questo:
...”A me m'ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c'é una ragione. Perché proprio in quell'istante? Non si sa. Fran. Cos'é che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C'ha un'anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un'ora, un minuto, un istante, è quello, fran. O lo sapevano già dall'inizio, i due, era già tutto combinato, guarda io mollo tutto tra sette anni, per me va bene, okay allora intesi per il 13 maggio, okay, verso le sei, facciamo sei meno un quarto, d'accordo, allora buonanotte, 'notte. Sette anni dopo, 13 maggio, sei meno un quarto, fran. Non si capisce
È una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto. Quando cade un quadro. Quando ti svegli un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio. Quando, in mezzo all'Oceano, Novecento alzò lo sguardo dal piatto e mi disse: "A New York, fra tre giorni, io scenderò da questa nave"...
Ci rimasi secco.
(A. Baricco 900)
Ero a cena con la mia amica Francesca, psicoterapeuta di quelle con gli attributi, che mentre riversavo tutto il mio malessere davanti a un sushi misto, tirando su un pezzo di branzino marinato mi disse: “E’ da quando ti conosco che ti vedo svolgere tanti ruoli nella tua commedia, sei stata la regista, la sceneggiatrice, la costumista, la comparsa. Ma non ti ho mai vista al centro del palco, con l’occhio di bue puntato su di te, nel ruolo dell’attore protagonista” ...FRAN! Forse lei non lo sa, ma quel giorno il mio quadro si è staccato dal muro.

Ci ho messo un po' per capire davvero cosa intendesse, mi sono arrovellata le meningi, ho perso qualche ora di sonno in più, mi sono messa in platea e ho osservato cosa andava in scena. Poi ho deciso che così non volevo più continuare, che dopo tre giorni, a New York sarei dovuta scendere dalla nave.
Il problema è....come si fa a scendere dalla nave? Ci sono molti modi: buttarsi da poppa o da babordo, nascondersi in una valigia, affondare la nave, fare i gradini a ruzzoloni....optai per un gradino alla volta, con calma perché sapevo che se fossi scivolata non avrei avuto modo di rialzarmi.
Il primo gradino, il più alto, quello che definitivamente ti allontana dalla nave è stata la consapevolezza di voler cambiare strada, l’impegno assunto con me stessa, un patto inscindibile tra me e me.
Subito dopo è iniziata una discesa rocambolesca e disorganizzata, fatta di vuoti allo stomaco, di mal di mare e instabilità.
Formazione, ecco cosa mi serviva. Io sono un formatore, so che la formazione è alla base di qualsiasi progetto, di qualsiasi formazione. Come potevo pensare di “aggiustarmi” senza sapere come? Senza strumenti? Senza un minimo di conoscenza?
Così ho iniziato a navigare nell’internet delle cose, come in un brain storming, leggere, informarmi, rileggere, scartare, fare conti (il mutuo!), quanto tempo (la bambina!).
Mi serviva qualcosa che non mi facesse perdere tempo, che non costasse una fortuna che mi desse degli strumenti per poter iniziare a capire da dove si inizia a prendersi cura di se.
E’ stato così che dopo un paio di mesi trovai UNIPSI. Aprii, iniziai a gironzolare per il sito e mi ritrovai subito con una serie di paletti sull’assenza di albi nazionali e titoli riconosciuti, precisazioni riguardo l’abuso della professione medica, ....nessuna promessa, parole chiare e responsabilizzazione dell’allievo. Capii che era esattamente quello che stavo cercando.
Da quel momento in poi, ho continuato a scendere gradini, riesaminando passo passo il materiale fornito, ascoltando le lezioni, cercando di sperimentare su me stessa, vedendo i benefici che io e la mia famiglia abbiamo iniziato a trarre da piccoli semplici passi.
Uno dei due lutti del 2016, il più devastante, è stata la perdita di mio nonno. Nel 2019 il 29 settembre, in quello che sarebbe stato il suo ottantatreesimo compleanno, ho concluso il piano di studi in Naturopatia scientifica triennale.
Sono arrivata sulla banchina, sempre sulle mie gambe, indosso scarpe comode e adesso ho voglia di salire su un'altra nave ed andare ad esplorare altri mari. Voglio che la mia esperienza, fatta di piccole cose che hanno migliorato la qualità della mia la vita sia al servizio di chi vuole provarci mentre io mi attrezzerò per studiare ancora e proseguire nella mia formazione.
Grazie per non aver mentito, grazie per non aver promesso niente. Grazie per la conoscenza che avete messo a disposizione, questo è quello che ha accesso un fuocherello che adesso ho voglia di alimentare.


Jessica De Giuli