Secondo queste tradizioni, la malattia, anche se è organica, non ha il suo fondamento e la sua causa in una alterazione della struttura e funzionalità di una parte o di più parti dell'organismo, causata da lesioni, infiammazioni, virus, batteri, sostanze tossiche, emorragie interne, eccetera. Data l'ignoranza di quella che oggi conosciamo come anatomia e fisiologia dell’organismo, ogni malattia era ricondotta al concetto di energia. Essa sarebbe infatti causata da uno scarso o eccessivo afflusso di energia in qualche parte dell'organismo. Questa concezione presuppone e conduce a quella ben più ampia di un equilibrio o una armonia dell'universo che deve trovare corrispondenza e riflesso in quella del corpo umano. 

In pratica, la malattia è semplicemente data da uno squilibrio energetico, ossia da una perdita di armonia della frequenza energetica corretta del corpo di un individuo rispetto a quella universale. Di qui, giocoforza, si pone quella che sarà la grande distinzione tra la medicina scientifica occidentale e le medicine tradizionali orientali, in quanto ponendosi nell'ottica secondo la quale esiste un rapporto di subordinazione e di dipendenza dell'energia vitale umana rispetto a quella dell’universo, l'intera concezione dell'essere umano viene a caratterizzarsi nel mondo orientale come riconducibile a un annullamento della personalità,  della dignità e del valore individuale e in una concezione che si riverbera anche sul piano culturale,  politico e sociale, di costante condanna alla sottomissione dell'essere umano a forze ad esso gerarchicamente superiori. 

Tuttavia, fu da sempre evidente a tutti che non si può curare una colica renale o una appendicite tramite l’energia, l’agopuntura, i massaggi e le erbe. Di qui la necessità, in mancanza di farmaci e di cure chirurgiche, di ampliare il significato della cura alla globalità dell’individuo, ossia esimendo il medico dalla responsabilità della cura e della guarigione tramite il riferimento agli infiniti fattori ambientali che possono causare la malattia e che sono indipendenti dall’azione e dagli effetti delle cure mediche.

Questo è il motivo per cui la cultura New Age occidentale ama pensare e diffondere l'idea secondo la quale queste antiche tradizioni culturali e religiose abbiano una visione "olistica" della realtà, quando invece tale visione, che trascura l'aspetto materiale dell'esistenza e della sofferenza umana (compresa quella emotiva, affettiva e psicologica) non si occupa della persona nè analizza la singola malattia, ma soltanto il rapporto tra l'energia del corpo e quella universale. 

Tutto ciò non è giustificato da una visione più illuminata e saggia del significato dell'esistenza, ma semplicemente dal fatto di ignorare la realtà della malattia, preferendo costruire un sistema illusorio di cure piuttosto che un sistema scientifico, come molti secoli dopo farà la cultura occidentale. 

È chiaro, infatti, che se tutte le malattie dipendono dalla stessa fonte, ossia da uno squilibrio energetico, diventa più facile giustificare un intervento medico puramente simbolico e sostanzialmente identificabile con un rituale, dal momento che è su questo livello immateriale, energetico e spirituale che tali forme di medicine tradizionali pretendevano ingenuamente di  agire (semplicemente per la loro incapacità e impossibilità di intervenire più efficacemente su disturbi e patologie vere e proprie).