Il primato di un approccio estetico alla natura rispetto a quello oggettivo della scienza ritorna spesso nei suoi diari: “La cosa più importante di un oggetto è l’effetto che produce su di me”. Un fiocco di neve non si spiega meccanicamente, è un “prodotto dell’entusiasmo”. Il punto di vista scientifico, in certi passi,  è rifiutato con disprezzo perchè dimentica il rapporto tra la natura e l'essere umano, limitandosi a una analisi biochimica: “La scienza è disumana”.

 Ad essa va sostituito uno sguardo che legge nella natura una sorta di rivelazione: “Se vuoi acquisire familiarità con le felci devi dimenticare la botanica”; in questo modo la contemplazione di queste piante potrebbe essere come “un’altra sacra scrittura rivelatrice e aiutarti a migliorare la tua vita”.

Il lettore comprende come questo punto di vista, adottato dalle nostre scuole, cerca di coniugare il rigore del pensiero scientifico con il rispetto per la natura umana, in una prospettiva effettivamente naturopatica e non commerciale di ricerca del significato della vita.