Sono parecchie migliaia, probabilmente, i sedicenti counselor che, dopo aver versato parecchie migliaia di euro nell'illusione di  poter diventare professionisti abilitati alla pratica clinica della psicoterapia  (sotto il nome di counseling) si trovano oggi a cercare di giustificare il loro ruolo, identificato già dall'Ordine degli Psicologi e dal Ministero come sovrapponibile a quello degli psicologi, mentre le loro associazioni e scuole (e gli scaltri personaggi che le guidano) continuano a promettere loro un futuro radioso grazie al "riconoscimento" del counseling, promesso da più di vent'anni.
Non resta loro che continuare ad illudersi  e a continuare a praticare abusivamente l'attività di psicologi, salvo che non accettino la realtà dei fatti, ossia che hanno buttato via, insieme alle loro speranze di acquisire una professionalità legittima, anche tempo e molto denaro.

Quando, circa vent’anni fa, la nostra scuola di Counseling Psicobiologico è stata aperta alla frequenza on line a costi popolari, insieme ad essa ha cominciato a diffondersi la conoscenza vera del ruolo del counselor, che non è quello di imitare abusivamente lo psicoterapeuta svolgendo una attività di tipo clinico e sanitario, ma, al contrario,  di occuparsi del benessere delle persone operando nell’ambito educativo, formativo, sociale e culturale.  
Da quel momento, organizzazioni poco serie, associazioni e scuole che fino ad allora avevano propagandato i loro corsi commerciali dai costi esorbitanti inducendo i loro sprovveduti clienti a credere di poter svolgere l’attività di psicologo qualificandola come di counseling, hanno dovuto cominciare a riconoscere che la pratica che stavano eseguendo era illegittima, e che se il counseling voleva distinguersi dalla psicoterapia doveva assumere un’altra fisionomia.


Nella loro ignoranza e incompetenza, però, non sapevano come fare: finché si trattava di copiare alcune nozioni di psicoterapia e alcuni principi di psicologia generale e della personalità,  e di elencare i disturbi psichici secondo il DSM, sembrava tutto facile. I loro ingenui allievi erano felici di sborsare migliaia di euro ogni anno per anni, nell’illusione di diventare professionisti di pari competenza, autorevolezza e prestigio degli psicoterapeuti, ma limitandosi a seguire alcune lezioni per qualche weekend all’anno.
Ma se si doveva dare una fisionomia esclusiva al counseling, come solo noi abbiamo fatto, bisognava anche fare qualcosa che ancora oggi essi dimostrano di non sapere fare: elaborare un Piano di studi, un programma basato su un impianto teorico e metodologico serio e originale, non fondato sulla psicopatologia.
I contenuti, il metodo e le tecniche del Counseling insegnato dalle nostre scuole sono fondati su un impianto teorico-pratico esclusivo da noi elaborato in oltre duecento manuali, dispense e pubblicazioni scritte dal nostro Comitato scientifico sulla base di studi psicobiologici e filosofici e della nostra esperienza trentennale di consulenti del benessere, non limitandoci a raccomandare agli allievi la lettura dei testi di medici, psichiatri e psicoanalisti o psicoterapeuti nei loro indirizzi clinici.
Il counseling che proponiamo e che non strizza l’occhio a interessi commerciali, ma rispetta pienamente i principi elaborati dalla Psicologia umanistica di oltre cinquant’anni fa, è  impostato sui principi della Psicobiologia del comportamento umano, della sociobiologia e della filosofia positiva,  ed è rivolto alla cura di ogni aspetto della vita delle persone, il quale, opportunamente sviluppato, possa condurre a migliorare la qualità della loro vita, senza alcun riferimento a psicodiagnosi e cure di tipo psicologico.
E’ totalmente estraneo all’insegnamento delle nostre scuole quello della psicopatologia, della cura di disturbi  e disagio psichico, l’utilizzo di tecniche e modalità di trattamento psicologico e psicoterapeutico. Invece, i nostri counselor, ad indirizzo Psicobiologico e Filosofico, formano i clienti a migliorare la loro capacità di vivere la loro vita nella massima pienezza possibile, prendendosi cura della mente, del corpo e dello spirito, educando a una sana ed efficace gestione dei bisogni fondamentali (il cibo, l'attività fisica, il sonno) aiutandoli a migliorare le loro relazioni umane, affettive, sociali, a imparare a fruire del piacere e del benessere che la vita offre a chi si impegna seriamente per goderne, coltivando l'interersse e lo studio per la scienza, per l'arte, la filosofia, la vita attiva e all'aria aperta, utilizzando tecniche di meditazione, di respirazione, di rilassamento, di visualizzazione, di consapevolezza.

le nostre scuole pubblicano da sempre i loro Piani di studio dettagliati, dal cui esame chiunque può evincere che si tratti di  formazione esclusiva, di livello universitario, la quale non invade l'ambito di competenza della psicologia. Confrontate materie e argomenti con quelli delle Scuole per counselor abusivi: è facile, rapido e istruttivo.


Per questo motivo noi non abbiamo mai avuto bisogno di fondare Associazioni e Federazioni di categoria, di brigare col mondo politico per il nostro riconoscimento, di organizzare eventi, convegni, simposi, conferenze per pubblicizzare l’imminente regolamentazione della attività di counselor (con i risultati imbarazzanti che abbiamo tutti sotto gli occhi).
Copiando spudoratamente la nostra impostazione teorico-pratica, praticamente tutte le scuole commerciali esistenti sul mercato del counseling si sono convertite in questi ultimi anni, ma solo a parole,  dal counseling psicologico per la cura di disagio e disturbi psichici al counseling per la promozione del benessere, ma senza sapere che cosa ciò significhi.
In pratica, dopo  che il Ministero ha qualificato l’attività delle scuole di counseling tradizionale come rivolta a insegnare a praticare attività di esclusiva competenza degli psicologi a persone prive di laurea e di abilitazione, esse sono state costrette a pubblicizzarsi come scuole orientate alla cura del benessere, ma hanno continuato a insegnare psicopatologia e psicoterapia, occupandosi solo degli aspetti negativi della vita dei loro clienti, anziché di quelli positivi (come invece propongono le nostre scuole).
Tutti i sedicenti counselor (non formati dalle nostre scuole) che leggeranno questo post, anziché riflettere, scriveranno allarmati alla loro scuola o alla loro associazione di riferimento (quella che promette da trent’anni il “riconoscimento “ del counseling), la quale risponderà, come sempre, tranquillizzando i propri iscritti sui progressi che la regolamentazione della professione sta avendo (in trent’anni nessuno; per i prossimi dieci anni, nessuno in vista) e organizzando l’ennesimo congresso in cui contarsi, farsi i complimenti a vicenda, raccontandosela e suonandosela da soli, e illudendosi di essere a un passo dal diventare una categoria professionale seria, e specialmente non sovrapponibile, per finalità e competenze, a quella degli psicologi.

Del resto, poichè essi hanno tutti versato parecchie migliaia di euro nell'illusione di poter svolgere una attività professionale che invece è riservata ad altra categoria professionale, hanno tutto l'interesse  a non apparire degli ingenui sprovveduti che hanno sprecato tempo e denaro, allo scopo di salvaguardare la poca autostima rimasta loro.

La domanda con cui vi lasciamo è sempre la stessa (perché in tutti questi anni non abbiamo mai ottenuto una risposta, ma solo minacce, diffamazione, insulti e attacchi personali) ed è: “Noi insegniamo davvero una disciplina che è estranea all'ambito clinico-psicologico, ma, per quanto riguarda il counseling psicologico, invece, in che cosa differisce l’attività del counselor tradizionale rispetto a quella dello psicologo, al di là dei ridicoli proclami pubblicitari che richiamano il concetto di cura del benessere?