"Fitopratica?". "Cura con le erbe"?, "prevenzione e trattamento di vari disturbi con le erbe?" Ma questa  non è "fitoterapia", di competenza medica?



Ci viene segnalato da alcuni soci come sia poco diffusa, ma presente da alcuni anni, la presenza di corsi di "Fitopratica", stranissimo neologismo cui non siamo riusciti a ricollegare alcun significato concreto e non equivoco (esisterebbe un solo libro in proposito, ma non disponibile nelle librerie).
Il neologismo sembra aver avuto più successo di quello di "fitoriequilibrio energetico" termine col quale alcune scuole di floriterapia designavano una pseudo terapia che utilizzava essenze floreali.

Come ci hanno fatto osservare i nostri soci e allievi, potrebbe  trattarsi dell'ennesimo stratagemma o artificio linguistico con cui personaggi senza scrupoli cercano di ingannare il prossimo proponendo sbocchi lavorativi per una professione che violerebbe le competenze esclusive del medico o del farmacista, con conseguente rilevanza penale.

Infatti, se per fitopratica si intende l'erboristeria, ossia la scienza della individuazione, raccolta e preparazione di erbe a scopo alimentare, officinale o addirittura medicinale, la competenza allo svolgimento di tale attività è esclusivamente del farmacista laureato in Scienze e Tecniche erboristiche. Non è possibile, in altri termini, preparare miscele o rimedi erboristici di qualsiasi tipo  (tranne che per uso strettamente personale, naturalmente) a scopo professionale, ossia ai fini della vendita e della somministrazione di questi preparati.

Se per fitopratica, invece, si intende la fitoterapia, ossia il suggerimento o  la prescrizione terapeutica o la somministrazione di preparati e fitoterapici, sulla base delle loro proprietà terapeutiche e per la cura di patologie o disturbi (ossia, non il tè o le tisane di consumo universale e diffusissimo) la competenza esclusiva è quella del medico.

A cosa serve, allora, un corso di fitopratica che non sia rivolto esclusivamente a queste categorie professionali?

Infatti, se qualcuno proponesse corsi di fitopratica senza specificare che si tratti di corsi sulla conoscenza delle piante e delle loro proprietà, del loro consumo alimentare e delle loro preparazioni erboristiche, senza alcuna finalità di somministrazione, suggerimento e prescrizione per la cura di patologie o disturbi, ma, anzi, qualora presentasse tale corso come rivolto a persone in cerca di uno sbocco lavorativo, e prive di titoli e abilitazioni di cui sopra, allo scopo di utilizzare tali conoscenze a scopo terapeutico  (anche se mascherato con artifici linguistici) andrebbe incontro a una possibile denuncia per fattispecie di reato molto gravi, quali:

- associazione a delinquere, in quanto si tratti di attività che coinvolge più persone, ognuna con diverse competenze e diversi compiti, ma finalizzata alla commissione di un reato.
- Istigazione a delinquere, in quanto tramite questi artifici linguistici si inducono gli allievi a configurare, con l'attività appresa in questi corsi, il reato di abuso di professione (medica e farmaceutica)
- Truffa, in quanto con tali artifici e raggiri si inducano persone ingenue e  sprovvedute a credere nella liceità di questa pratica, camuffandola come rivolta al "riequilibrio di squilibri energetici", anziché di malattie, e col nome di fitopratica, anziché di fitoterapia clinica.
Nei confronti degli sprovveduti allievi, invece, si potrebbe configurare il reato di abuso di professione, penalmente rilevante anch'esso, qualora si volesse praticare tale attività a scopo terapeutico.

La conoscenza delle erbe e delle piante, in tutti i loro aspetti, è sicuramente materia di straordinario interesse, ma deve essere chiarito, fin dalla pubblicità di questi corsi, e in maniera chiara e inequivocabile, come essa non possa essere utilizzata né per preparare prodotti e rimedi, qualora non si possegga titolo e abilitazione di farmacista, né per somministrarli o suggerirli a scopo terapeutico. 

E' quanto fanno innumerevoli Associazioni alla luce del sole, utilizzando i termini "erboristeria", " fitoterapia", "erbe medicinali", ma sempre specificando come il loro uso sia soggetto a precise limitazioni.

In questi casi queste associazioni, spesso senza scopo di lucro, diffondono a tutti la conoscenza delle erbe e delle loro proprietà, in maniera non solo legittima, ma anche  socialmente e culturalmente lodevole, ma senza creare confusione con corsi professionali di fitoterapia clinica o di preparazione di rimedi a base di piante medicinali, di solito a livello accademico, i quali ultimi devono recare la  chiara avvertenza che si tratta di corsi rivolti a persone qualificate e abilitate per legge. 

Sostituire il suffisso "terapia" con quello di "pratica" è uno stratagemma molto ingenuo, infantile e piuttosto stupido, se serve a violare la legge.

Naturalmente, è piuttosto sospetto il fatto che si sia dovuto escogitare un artificio linguistico come questo, ossia inventare il termine "fitopratica", dal momento che non si capisce in che cosa questa disciplina  e in che cosa si differenzi dalla erboristeria e dalla fitoterapia, se non per camuffare sotto questo nome, in maniera maldestra come solo i naturopati sanno fare, l'insegnamento di una pratica di competenza medica o farmaceutica.

Inoltre si consideri che, qualora non si intenda  e non si possa praticare tale attività di "fitopratica" professionalmente (per i motivi suddetti) resta sempre, e da sempre, la possibilità molto più economica e aperta a tutti di informarsi, leggere e studiare sulle migliaia di manuali, spesso a costo popolare, che sono reperibili ovunque, o di partecipare a corsi spesso gratuiti di riconoscimento delle erbe spontanee e  di loro preparazione ad uso personale (con le avvertenze di cui sopra).

Per questo motivo le nostre lezioni, le nostre scuole e tutte le nostre affermazioni sono da sempre  ancorate ai fatti e, non si limitano a suggerire l'esistenza di informazioni false, ingannevoli e criticabili, ma secondo il rigore della ricerca e della divulgazione scientifica, citano tutti i riferimenti alle fonti, in modo da permettere agli interessati di opporre le loro argomentazioni. Ciò è avvenuto molto raramente, perché questi personaggi, incapaci di affrontare un confronto razionale e su basi scientifiche, si limitano o a insultare disprezzando il nostro lavoro, o a inviare diffide o querele, anche se totalmente prive di fondamento. Tuttavia, poiché siamo persone serie e motivate, oltre all’impegno di smentire le singole bufale e contrastare la loro diffusione, continueremo a lavorare per favorire la diffusione, a tutti i livelli, degli strumenti di analisi critica.

Invitiamo quindi i nostri soci ed allievi a segnalarci eventuali violazioni delle norme qui illustrate, nello spirito della diffusione di una conoscenza delle scienze del benessere corretta e veritiera.