La nostra salute è legata solo al cibo, oppure al nostro stile di vita? Siamo sicuri che una banale affermazione risalente a duemila anni fa debba fungere da guida per il nostro stile di vita? 

Una delle dimostrazioni più evidenti della ristrettezza mentale di persone, come molti naturopati tradizionali e nutrizionisti, che vorrebbero insegnarci a vivere bene, è data dalla loro incapacità di contestualizzazione dei concetti. Chi soffre di questo deficit cognitivo è portato ad applicare al proprio caso o al contesto in cui vive gli effetti e le caratteristiche di situazioni distanti nel tempo e nello spazio e appartenenti ad ambiti  culturali diversi, solo perchè portano acqua al proprio mulino.

- Gli eschimesi mangiano grasso di foca ma non soffrono di malattie cardiache? Bene, mangiamo grassi animali anche noi, e vivremo più a lungo.
- I cinesi non consumano latte e latticini e sono tutti sani e prolifici? Bene, aboliamo anche noi i latticini, e diventeremo come loro.
- Secondo Ippocrate, il cibo è la medicina che cura tutte e malattie? Bene, smettiamo di occuparci di banalità, come la cura dell'attività fisica, di quella mentale, di vita culturale e sociale, e dedichiamoci soltanto all'alimentazione, in modo da sconfiggere tutte le malattie. E, naturalmente, quando ci ammaliamo seriamente, prima di morire (perchè, per coerenza rifiuteremo cure farmacologiche e chirurgiche), ricordiamoci che se avessimo consumato i cibi giusti non ci saremmo ammalati.

Ma siamo sicuri che sia proprio così?

Innanzitutto, Ippocrate raccomandava come modalità di prevenzione  di tutte le malattie l'attività fisica, prima ancora dell'alimentazione, ma questa raccomandazione è stata agevolmente accantonata dalla naturopatia più commerciale, perchè scomoda: mangiare non costa fatica ed è piacevole, mentre fare attività fisica fa sudare e per molti è una tortura che evitano accuratamente.

In ogni caso, limitandoci a considerare il pensiero di Ippocrate "Fai che il cibo sia la tua medicina" , la necessità di contestualizzare i concetti ci dice che ciò che poteva essere utile ed efficace duemilacinquecento anni fa, nell'Antica Grecia, non significa necessariamente che possa essere trasferito tout court alla nostra vita attuale e nel nostro paese. Seguendo lo stesso tipo di ragionamento, infatti, dovremmo pubblicizzare l'estremo conforto al malessere dell'umanità che verrebbe dal fare frequenti sacrifici agli dei dell'Olimpo, e risolvere i problemi dei disabili gettandoli appena nati dalla Rupe Tarpea.

Pensare di svolgere una attività professionale di relazione di aiuto proclamando slogan non è indice di professionalità ma di ciarlataneria o ignoranza per cui, prima di declamare con enfasi, credendo di apparire professionisti di alto livello culturale e intellettivo, aforismi non contestualizzati, sarebbe meglio riflettere e studiare, e molto..