Non esiste un modo semplice per misurare la dipendenza. Non ci sono esami del sangue, etilometro o test delle urine che possono determinare se qualcuno è dipendente. Invece, la diagnosi si basa su una serie di sintomi comportamentali. Il criterio ufficiale utilizzato da medici, psichiatri e psicoterapeuti è contenuto nella loro “Bibbia”, e si chiama DSM-V. Se si osservano i criteri pubblicati in questo manuale per la diagnosi del "disturbo da uso di sostanze", risulta evidente la somiglianza con molti comportamenti legati al cibo. Ad esempio, non essere in grado di astenersi dal mangiare nonostante lo si desideri (chi non ha mai provato a stabilire regole sui pasti / diete, ecc, senza riuscire a rispettarle?), voglie e impulsi a usare la sostanza, continuando ad assumerla nonostante problemi fisici (l'aumento di peso è un problema fisico). Tutto questo suona familiare a quasi tutti noi. Questi sono i classici sintomi della dipendenza. 

La verità è che non esiste una differenza fondamentale tra la dipendenza da cibo spazzatura e la tossicodipendenza. È solo una diversa sostanza di abuso e le conseguenze sociali non sono così gravi, perché si ripercuotono principalmente sulla persona stessa e la sua famiglia. 

Il che significa che l’educazione a una alimentazione sana e corretta non può essere considerato solo un fattore che solo medici e psichiatri possono gestire, perché non si tratta solo di prevenire o curare una patologia, ma di prendere in carico una persona e i suoi rapporti con gli altri, la sua visione della vita, i suoi problemi psicologici e di relazioni umane e sociali. Specialmente, si tratta  di sostituire la sua attività rivolta fondamentalmente solo a soddisfare un bisogno irrazionale, con uno stile di vita, un atteggiamento e una attività rivolte al miglioramento della qualità della vita, in un’ottica non medico-allopatica, ma di attiva e costruttiva promozione del benessere.   

Niente di tutto ciò interessa alla medicina, ossessivamente concentrata solo a formulare diagnosi e a combattere segni e sintomi di malattie, che individua e scova ovunque. Si tratta di un problema prima di tutto culturale, sociale, politico ed economico, oltre che psicologico (come tutti i problemi che riguardano l’umanità),  e l’attività di educazione, informazione e divulgazione scientifica svolta dai consulenti nutrizionali e in naturopatia o counseling formati dalle nostre scuole è altrettanto importante di quella di coloro che si limitano a curare i disturbi una volta che si sono manifestati.
Ma si tratta anche di superare una mentalità secondo la quale la nostra vita deve restare alle dipendenze delle decisioni incontestabili della sola classe medica, con le conseguenze negative che l’esperienza della pandemia da Covid-19 hanno messo davanti agli occhi di tutti.