A volte queste persone sono state punite per aver espresso sentimenti che nascevano dall’elaborazione di loro stati interni che nessuno ha insegnato loro a riconoscere, o talvolta è stato detto loro che erano deboli per aver manifestato le loro emozioni.
Questo, e ogni altra manifestazione di mancanza di attenzione, di affetto, di accudimento, di cura, di sensibilità ed empatia può portare una persona ad avere problemi ad accettare le proprie emozioni (e quindi se stessa) nella vita adulta. In mancanza di una sana, serena ed equilibrata coscienza di sè, si  costretti a sopravvivere emotivamente ricercando un rinforzo nell'ambiente, di solito rivolgendosi a idee, ideologie, gruppi e movimenti di pensiero o religiosi, i quali forniscano illusorie certezze che permettano di far fronte ai propri deficit emotivi e cognitivi.
In secondo luogo, alcune  persone sperimentano emozioni molto intense e questa intensità rende più difficile accettarle. Esse descrivono spesso la sensazione di temere che le loro emozioni le "sopraffacciano" o le "distruggano". Di conseguenza, molte persone hanno molta paura delle proprie emozioni e sono convinte di non poter tollerare i propri sentimenti.


La filosofia moderna ha accolto da tempo, all’interno della sua attività principale, di speculazione e riflessione mentale e razionale, il contributo della psicologia e delle neuroscienze. Anche la filosofia, quindi, non può non fare i conti con la teoria dell’attaccamento (Bowlby, 1958) e con l’idea fondamentale secondo la quale è nella nostra infanzia che si forma il nucleo della nostra identità e personalità.
A questa constatazione si abbina quella della coesistenza, all’interno della psiche di ciascuno di noi, di due identità e personalità: una su cui abbiamo un certo controllo, l’altra che sfugge totalmente ad esso.
Tutti i mali dell’umanità che non siano il prodotto incontrollabile dell’ambiente derivano dalla difficoltà di accettare l’esistenza, dentro ogni adulto, di un bambino che piange di paura e di rabbia perché non vuole essere lasciato solo.
Pochi sono coloro che riescono a trovare un equilibro tra la parte razionale di se stessi, che accetta leggi e regole le quali impongono di sacrificare e impedire l’emersione dei nostri impulsi più primitivi, e quella irrazionale, che è disposta a farci fare qualunque cosa pur di non vivere nella paura.  
Il counseling filosofico forma professionisti i quali intendano aiutare il prossimo ad acquisire una conoscenza e una consapevolezza del loro Sè al di là della monotona ricerca di traumi, disturbi e anomalie psichiche cui si dedicano con passione maniacale psichiatri e psicoterapeuti, ma assistendoli nella scoperta della compresenza in ognuno di noi di ogni aspetto della natura umana, e ad imparare ad accettarlo.
Più che competenze tecniche, occorre sensibilità, attitudine all'ascolto empatico, intelligenza critica, predisposizione all'analisi e alla sintesi dei fenomeni, adesione al pensiero e al metodo scientifico di ricerca dela verità dei fatti. Un percorso affascinante, che sfocia in una attività professionale di consulenza solo per coloro che siano dotati di una cultura di livello superiore e siano disposti a dedicare la loro vita alla ricerca scientifica e filosofica del benessere.